Cucina Storia Torino

Archeoricette: intervista a Generoso Urciuoli per l’incontro al Lombroso 16

Il 25 ottobre alle ore 17.00 si terrà presso il Lombroso 16 l’incontro I geroglifici della cucina. L’arte culinaria nell’antico Egitto a cura di Generoso Urciuoli di Archeoricette nell’ambito degli incontri del Club di Cultura Classica Ezio Mancino ONLUS.

 

archeoricette

Cucinare è una delle attività basilari per la sopravvivenza umana. Lo avevano scoperto già gli uomini delle caverne che, dopo la scoperta del fuoco, erano riusciti a rendere la carne più digeribile e facile da assimilare.
Ma la cucina non è solo mera sopravvivenza: è anche cultura, talvolta arte, e ci tramanda le tradizioni di popoli diversi attraverso l’uso e la cottura di determinati ingredienti.

Lo stesso vale per le popolazioni antiche di cui restano anche solo poche tracce: egizi, greci, romani avevano sviluppato una cultura culinaria estremamente variegata e particolare.

Generoso Urciuoli

Ne abbiamo parlato con Generoso Urciuoli, archeologo e fondatore di Archeoricette che, come si legge dal sito, è “un progetto di divulgazione scientifica ideato da un archeologo appassionato di archeologia della produzione e di divulgazione”, destinato ad analizzare “le abitudini alimentari di civiltà che si sono sviluppate in un vasto arco temporaneo dal 3000 a.C al 600 d.C” per “dimostrare l’esistenza (anche in assenza di testi che lo documentino) dell’arte della cucina anche ben prima del Medioevo”.

piramidi-e-pentole

Urciuoli è inoltre autore di volumi come “Archeoricette”, “Indovina chi venne a cena“, “Piramidi e pentole” e “Sono solo formulette?”.

Abbiamo colto perciò l’occasione per scoprire chi è la persona che ci accompagna ogni giorno alla scoperta di piatti, ricette ed utensili di migliaia di anni fa.

D: Come le è nata l’idea di coniugare l’antichità e la cucina?
R: L’uomo ha sempre mangiato e il cibo ne ha condizionato esistenza e produzione materiale. Al momento non vi erano studi approfonditi, da un punto di vista archeologico, sul cibo; probabilmente c’è ancora un po’ di snobismo per questo argomento, un po’ come deve essere capitato ai primi antropologi che più di trent’anni fa si erano avvicinati all’alimentazione.
Il cibo è diventato per me un filtro di analisi delle antiche civiltà, esattamente come le ceramiche per lungo tempo hanno rappresentato il fossile guida per gli archeologi, per me lo è il cibo, che a tutti gli effetti è cultura materiale.

 

D: Che effetto le ha fatto essere su Vanity Fair?
R: Per chi vuole fare divulgazione, essere inserito in articoli o interviste di giornali e testate on line definibili “generaliste” è un segno che le scelte fatte, il linguaggio utilizzato e gli argomenti trattati vanno nella direzione giusta.

D:Come si è svolto l’incontro del 16 ottobre?
R:Il 16 ottobre si è svolto il primo Convegno scientifico di Archeoricette che ha visto la partecipazione di docenti universitari ed esperti del settore. Gli interventi sono stati decisamente “alti” e anche in questo caso, sono contento, perché al di là dell’aspetto divulgativo che è la finalità del progetto Archeoricette, mi viene riconosciuta credibilità sulla metodologia di ricerca.
Ho una doppia “veste” che nel limite del possibile e del tempo vorrei continuare a indossare: quella prettamente divulgativa rivolta al grande pubblico e quella più scientifica che mi vede impegnato ad esempio come relatore in convegni.

D: Un piatto molto noto è la farinata [NdA: riferendosi a una conferenza sull’argomento]: quali sono le sue origini? E qual era l’uso del tartufo da parte dei Romani?
R: La farina di ceci è stata utilizzata sin dall’antichità, penso agli Assiri o agli Egizi. Il tartufo, invece, secondo Plinio era una sorta di “escremento della terra”, conosciuto, riconosciuto e in alcuni casi usato.

D: “Piramidi e pentole“: perché quest’interesse alla cultura egizia? c’è qualcosa che questo popolo può ancora insegnarci in cucina?
R: Parlare di alimentazione, preparati e cucina dell’Antico Egitto è una vera e propria sfida, per il fatto che al momento, non è stato ritrovato nessun documento che ci parli espressamente di cucina. Ma questo non vuol dire che gli abitanti della valle del Nilo non fossero dei buongustai o dei gastronomi. Se è pur vero che esiste un papiro della XX dinastia che elenca una trentina di pani diversi, è altrettanto vero che non ci è pervenuta nessuna ricetta. A sopperire tale lacuna i dati archeologici, le fonti iconografiche e gli stessi geroglifici.

D: Il programma radiofonico: anche qui, com’è nata l’idea e cosa si propone?
R: Il programma radiofonico Vernissage che sto realizzando con Matteo Negrin su Gru Radio non è incentrato sul cibo nell’antichità, anche se spesso qualche aneddoto legato alle antiche civiltà lo racconto. E’ una trasmissione ironica, che affronta in modo differente il mondo dell’arte contemporanea ma è anche una cassa di risonanza sulle iniziative culturali della nostra città.

D: Come prende l’ispirazione e le informazioni per la scrittura dei suoi libri? E quali altri volumi vedranno la luce in futuro?
R: Oltre che un appassionato sono un archeologo e utilizzo un metodo di ricerca e studio scientifico. Il punto di partenza è però dettato da una curiosità, dalla voglia di approfondire un argomento che suscita il mio interesse. Non facendo parte del mondo accademico ho la libertà di spaziare e approfondire sia da un punto di vista archeologico sia da quello storico e antropologico le civiltà antiche che più mi affascinano.
Per rispondere alla seconda domanda, insieme alla collega Marta Berogno, sto terminando la stesura del libro sulla ricostruzione del Menù dell’Ultima Cena.
D: A quali altri convegni e conferenze sta presenziando? Di cosa tratterà in quella del 25?
R: A settembre ho partecipato al IV Convegno di Egittologia di Genova con un intervento legato alla tavolozza alimentare degli Antichi Egizi e in particolare alle raffigurazioni della flora e fauna del Giardino Botanico di Karnak considerabili edibili e provenienti dalla Palestina, mentre per il I convegno di Archeoricette ho presentato un mio filone di ricerca sul garum (la salsa preferita dai Romani) e le abitudini alimentari dei protobizantini.
Per i prossimi convegni bisogna aspettare il 2015, mentre non si ferma l’attività legata alle conferenze (che preferisco chiamarle “chiacchierate”) e alle presentazione dei libri.

incontro archeo

Il 25/10, per il Club Cultura Classica di Torino, racconterò di questa indagine volta alla ricerca dell’arte gastronomica al tempo dei faraoni che ha preso forma con il libro “Piramidi e pentole”, uscito a giugno.

A ben pensarci un faraone mangiava solo per sopravvivere? E mangiava le stesse cose delle altre classi sociali?
La ricerca del cibo non era solo finalizzata al semplice nutrimento ma volta alla ricerca del gusto e di alimenti “esotici”. Questi concetti appartengono alla definizione di arte gastronomica che la “vulgata” fa risalire solo al rinascimento.
E prima?
Questo è lo scopo del progetto Archeoricette: indagare sull’esistenza dell’arte gastronomica nelle civiltà antiche…e le sorprese sono molte!