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I Beatles incontrano l’oriente al Mao di Torino

Che a un certo punto della loro carriera i Beatles avessero fatto un viaggio in India e ci fossero un po’ rimasti, a tal punto da tornarsene con frasi tipo “Nothing is real”, questo è risaputo.

Ma una mostra che ripercorresse visivamente quel periodo e ci ponesse nella condizione di indagare più a fondo le tappe di una ricerca spirituale che, volenti o nolenti, è stata vissuta da un’ intera generazione (composta in buona parte di persone che l’Oriente l’hanno visto solo “in cartolina”) quella ancora mancava.

Nothing is real

Luca Beatrice, curatore della mostra situata al MAO di Torino, in via San Domenico 11, ha indubbiamente avuto un’idea che non può essere certo definita anacronistica.

Quel bisogno di evadere, ricercare, magari senza muoversi troppo dalla poltrona dell’occidente, ma con tanto di un audio in dolby surround e full hd, rappresenta un percorso che inizia proprio da quegli anni sessanta in cui c’era chi partiva e non tornava più.

C’era chi aveva deciso di guardare al mondo secondo un’altra prospettiva, cedendo le armi a un’estetica trascendentale lisergica, alla psichedelia, alla ricerca di un oriente celato nei cocci di una propria tradizione caucasica, confusa fra la fatica ad identificarsi nel proprio quotidiano, incantata da suoni di Sitar lontani, analfabeta per quanto riguarda la lettura del proprio destino spirituale.

Beatles

I Beatles, i quattro baronetti all’epoca ormai già miliardari, sono riusciti a percorrere quei sentieri portandocene una dimostrazione, simile a una sorta di trailer.

Un assaggio di che cosa significa abbandonare l’illusione, Maya, attraverso la medesima immagine. Il trasferimento di quanto è stato da secoli conservato come sacro e irrapresentabile, direttamente nell’arte, come l’accettazione di un “male necessario” senza il quale non è possibile modellare la creta dello spirito.

I-Beatles-con-Maharishi-Mahesh-Yogi-a-Rishikesh-India-nel-febbraio-1968.-

La mostra ospita esempi lampanti di questo, come i video e le foto risalenti al Febbraio 1968 dove viene documentato il periodo di apprendimento della meditazione con il Maestro Maharishi Mahesh Yogi (Guru inoltre di Donovan, Marianne Faithfull, Mick Jagger).

Personalità, quella di Mahesh, che fa parte di quelle che hanno varcato l’eremo per donarsi a una completa visibilità, forse per brama di successo, o forse per totale disinteresse verso il successo (non è dato a noi giudicare quale delle due soluzioni sia la più accreditabile o paradossale).

pattie-boyd

Le prime foto che si incontrano sono di Pattie Boyd, ex moglie di George Harrison. È esposta anche la sua Nikon del 1959, una macchina fotografica tascabile che mai si sarebbe detta responsabile della saturazione di una buona fetta del nostro immaginario.

Sempre nella stessa stanza si trovano disegni dei Fool Collective, gruppo artistico e musicale britannico che ha curato il design di una buona fetta della psichedelia di quegli anni, tra cui anche la busta interna all’album Sgt Pepper’s Lonely Hearts.

beatles 5

A proposito di copertine degli album ne sono esposte diverse, rappresentanti appieno quell’estetica lisergica e meditativa. Ad esempio A gift, di Donovan, del 1967; Flowers di Julie Felix del 1967; Six Ragas di Ravi Shankar del 1968; How pink are those elephant over there di artisti vari, del 1969… etc.

Immagini che raccontano sempre di una realtà che si liquefà, che prende forme diverse da quelle ordinarie. Un immaginario che ricorda quello di Alice nel Paese delle Meraviglie di cui non a caso scriveva in quel periodo Gilles Deleuze nel suo Logica del senso.

Logica del senso

Andando avanti per la mostra si trovano poi esposte le opere di alcuni artisti che hanno voluto restituire una propria visione sull’Oriente, come Ettore Sottsass del quale troviamo i vasi Tantra del 1968 in gres tornito di dimensioni variabili, e Yantra del 1969 in ceramica a colaggio, sempre di dimensioni variabili.

C’è poi una sala dedicata alla tematica “La strada per Katmandu” dove riesce, anche per chi non ha mai vissuto quegli anni, ad affiorare una nostalgia profonda, oltre che un vasto senso di caducità che porta la visione di una certa gioventù passata.

Italo Bertolasi

Sono raccolte le fotografie di Italo Bertolasi tratte dal reportage Viaggio a Oriente e opere più recenti come ad esempio  Amor Sacro e amor profano di Luigi Ontani del 1993, stampa in sali d’argento.

 

 

 

Ci sono poi le chine di Guy Herloff come Flower del 1968, china colorata su carta di 23 x 12 cm; Metamorphose sempre del 1968, anch’essa china colorata su carta di 34 x 19 cm; Otok Molat del 1972, sempre china colorata su carta di 67,5 x 44,2 cm.

Guy Herloff 1

Altro vero e proprio gioiello è la copertina della rivista di Seattle Helix, volume 3 del 1967 dove si trova una giovane donna nuda in posizione del loto (padmasana) che fissa l’osservatore da dentro un buco circolare situato nella stanza.

Helix 3

Troviamo poi diversi video dove dove sono presenti i Beatles. Bisogna ricordare che il periodo orientale vede come protagonista George Harrison che era fra i quattro il più appassionato.

george harrison sitar

Quel bisogno di fuga da una realtà imposta dall’educazione, che prima con la ribellione del beat e successivamente con la ricerca legata alla filosofia indiana, l’uso delle sostanze psicotrope finalizzato a raggiungere nuove forme di visione del reale, lo yoga e dunque anche il culto del corpo, la liberalizzazione del sesso, tendeva a costruire i presupposti di una rivoluzione culturale di portata storica.

Venivano messi in discussione gran parte dei valori che ciascuno viveva (e che oggi continua a vivere) come gabbie autoindotte. Elementi  che hanno contribuito a incidere sulla cultura dominante, restando sempre fissati allo schermo del piano immaginario su cui questa si muove.

E si avverte che Luca Beatrice ha avuto un’intuizione in piena linea con i tempi correnti, se pensiamo al nostro virtuale cristallizzato in eccesso, il quale chiede a gran voce di essere nuovamente dissolto, come in ogni fine ciclo è richiesto per i Mandala: distruggere per ricreare.

 

Luca Atzori

PS Il 15 agosto in occasione del ferragosto la mostra sarà visitabile al prezzo speciale di 1 euro

 

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