Bruno Munari al Museo Ettore Fico
Bruno Munari Artista Totale
Fino all’11 giugno il Museo Ettore Fico ospita una mostra su Bruno Munari che ripropone una selezione delle sue operazioni creative, ovvero un insieme di disegni, progetti, dipinti, sculture e libri. Inoltre vengono proposte alcuni degli oggetti di industrial design, oltre alle esperienze di grafica editoriale, architettura ed anche alcune proposte di pedagogia. La parola a Luca Atzori:
“Scrivere una recensione su una mostra al Museo Ettore Fico su Bruno Munari è un compito difficilissimo. Quando parliamo di Munari, ci riferiamo a un artista che ha trovato per sé una definizione che è quella di Artista Totale. Si è infatti occupato di ogni ramo dell’arte visiva, a partire dalla pittura arrivando fino alla scultura e il design, oltre che alla scrittura da molti ricordata per le storie da bambini che amava raccontare.
Cappuccetto Verde di Munari
Il momento più emozionante è stato quello in cui mi è apparsa una copia di Cappuccetto verde. Le sue opere per bambini erano belle per grandi e piccoli, pur essendo lui un artista che ha tentato di oltrepassare la retorica della felicità.
Nella mostra venivano ripercorsi tutti i periodi, da quello futurista, a quello dell’arte concreta di Negativo/Positivo (nel periodo che va dagli anni sessanta agli anni novanta, nonostante lo studio nascesse già negli anni ’40) gli oggetti immaginari come le Scritture illeggibili di popoli sconosciuti (del 1947) o anche le forchette parlanti (1958) poi le fotografie, le sculture, i giochi (erano esposte le Opere Ludiche del 1930) etc.
La mostra su Munari al Museo Ettore Fico
Una mostra sinceramente bella. È stato difficile ragionare su cosa scrivere per questa recensione perché pensavo solo a quanto in Munari fosse vivido l’ interesse di ottimizzare la sensazione estetica. In tutte queste opere, ho visto il progetto di una riduzione delle coordinate che fanno il raggio del campo visivo.
La liberazione delle forme geometriche
Parlava, infatti, Munari, di liberazione delle forme geometriche. Concetto profondissimo se ci si pensa. Le forme geometriche infatti sono sempre state funzionali a una rappresentazione in cui potersi eludere. Invece in Munari c’era evidentemente il sogno di muovere queste forme geometriche in un nuovo campo.
Ci dimentichiamo spesso di quale potenziale di bellezza pitagorica portino con sé le forme geometriche.
Lo spirito futurista di Marinetti
Munari, che aveva conosciuto Marinetti fino a diventare suo amico, ha sempre conservato, secondo me, uno spirito futurista. La sua attività così energica e prolifica, ha abbracciato la necessità di arrivare a utilizzare un nuovo linguaggio. Perché in fondo di un linguaggio si parla, sempre. L’arte ci aiuta a rendere più visibili i linguaggi che abbiamo in mente.
Munari ci ricorda che siamo tutti un po’ architetti. Costantemente le forme geometriche che incontriamo nelle pubblicità, sulle copertine delle nostre agende, sulla lavatrice, lo schermo del pc, il lavandino, etc costantemente ci dirigono verso l’organizzazione della nostra vita. Questo è il design.
Innamorarsi del design
Il maestro ci ha ricordato che basta osservare con attenzione queste forme, e possiamo innamorarcene. Perché in fondo il design, così freddo, è in realtà una forma d’arte visiva estremamente seduttiva. Quella seduzione di cui necessita chi deve raffreddare sé stesso per sopravvivere. Perché il design di Munari era quel genere di arte che lui avrebbe sperato finisse nei mercati rionali e non nei musei.
L’arte restituita alla vita
L’arte restituita alla vita. La speranza di vivere costantemente in stato contemplativo, anche dentro la pratica. Sogno futurista, decadente, ultima resa di quanto oggi resta nel Radical Chic o addirittura in un vago romanticismo irrisolto. Perché in Munari emergeva invece tanto il desiderio di portare la realtà, così com’è, a un’eccezione surrealista. La possibilità di giocare. Che poi è quanto di più sano esista, anche nei momenti più tragici.
Munari è un artista che andrebbe studiato quanto è stato studiato Leonardo. Per questo credo che scrivere una recensione su Munari sia un compito difficilissimo.”
Luca Atzori