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The Thing: il sound british di Torino

Intervista ai The Thing: band britpop di Torino 

The Thing Torino

I THE THING sono un gruppo relativamente nuovo, ma che ha già suonato su diversi palchi (ultimo quello dell’Hiroshima Mon Amour di Torino) e che sta facendo parlare di sé. La Band dal chiaro stampo BRITPOP è capitanata dai fratelli Albera; abbiamo avuto modo di parlare con Michele, voce e basso nonché autore delle canzoni.

The Thing – Blue

Ciao Michele, come nasce il complesso dei The Thing?

Bello, mi piace il termine “complesso”. Mi fa pensare subito agli anni ’60. Ora non si dice nemmeno più “gruppo” o “band”, ma fa musicista impegnato dire “progetto”. I THE THING sono un complesso in tutto e per tutto. Ci siamo uniti fregandocene delle mode e dei generi in voga. Suoniamo tutta roba basata su chitarre ben distorte e sulle pentatoniche. Come le migliori aziende siamo a conduzione famigliare, in quanto mi ritrovo a spartire il palco con mio fratello Lorenzo Albera (chitarra e tastiere) e mio cugino Emanuele Albera (batteria). Il nostro chitarrista Luca Calderan ha appena lasciato il gruppo e sarà sostituito da Chiara Matteoni. Una ragazza che suona incredibilmente bene.

Qual è il vostro genere?

Essendo che scrivo tutto io mi ritrovo a riversare tutti i miei ascolti e le mie fonti di ispirazione nelle canzoni. Per fortuna musicalmente ho interessi molto precisi, cosa che ci ha fatto sviluppare un’identità più in fretta e che ha evitato finissimo a fare troppo casino tra generi e influenze prese a vanvera. La nostra musica viene quasi tutta dalla scuola britannica: amo il Beat, il punk di gruppi come i Jam, le melodie Britpop e il gusto intramontabile dei Beatles. Ho imparato a suonare la chitarra con i pezzi dei Verve e degli Oasis. Mio fratello è sempre stato un fan dei Blur, cosa che ci ha portati a detestarci e divertirci a suonare assieme più volte nel corso degli anni. Alla fine ho vinto io.

Come si chiama il primo album dei The Thing?

Abbiamo fatto due EP nel 2013, l’ultimo, VICTORIA, con una “azzeccatissima” mossa di marketing, l’abbiamo fatto uscire il 24 dicembre [ride]. BLUE è di marzo ed è stata la prima mossa in assoluto. I due “45 giri” che abbiamo fatto uscire hanno tutti un pezzo portante e 3 lati B, come si diceva una volta. Da ciascuno dei due abbiamo tratto un video. Se fosse per me non li faremmo, ma ormai se non fai video non esisti, quindi ci è toccato. In ogni caso sono venuti molto bene e ne siamo piuttosto orgogliosi. In più ci hanno portato una buona visibilità.

 

Quale è stato il vostro brano di maggiore successo?

Partendo dal presupposto che avere successo per gruppi come noi è un po’ come diventare ricchi coi soldi del Monopoli e che per arrivare davvero al top devi fare il rapper o svenderti alla De Filippi, posso dirti che qualche nostro brano è girato parecchio e ci siamo presi delle belle soddisfazioni. Mediaset, ed in particolare Italia2, ha trasmesso per 6 mesi il nostro pezzo BLUE nella sua fascia musicale. È incredibile per noi che facciamo tutto da soli e registriamo persino in casa. Forse la gente si è stancata dei cantanti dei talent che stanno tutto il giorno in tuta o dei rapper “duri e puri” con le sopraciglia depilate. O almeno mi piace crederlo.

Siete rimasti un fenomeno locale o vi siete estesi?

Passare in TV ci ha sicuramente aiutati, così come partecipare ad eventi importanti come “Ridateci DEMO free concert”. È stato bello essere sullo stesso palco di gruppi che ascolto da anni. Cantare in inglese poi è un bell’aiuto. Abbiamo gente che ci segue di diversi paesi. Quando abbiamo suonato a Torino sono venuti molti ragazzi stranieri ed erano tra i più casinisti nel pubblico. Noi lo apprezziamo. Nonostante questo non siamo per nulla capaci a gestire i social network. Sinceramente non mi piacciono e non li capisco. Non so a cosa possa servire dire ad uno che vuole ascoltare la tua musica di seguirti su instagram. A quel punto fai il modello e non suonare.

The Thing – Take me away

Nuovo album: perché Victoria?

Finalmente questa domanda! Era da tempo che volevo rispondere. Potrei dire perché sono un appassionato dell’età vittoriana e della sua letteratura, cosa che è vera, ma sinceramente il motivo principale è questo: suona bene! Lo ammetto, non ho messaggi o ideologie da trasmettere, mi piace che le cose suonino. Anche i miei testi sono così. Ho le mie idee, certo, ma il cantante impegnato lo lascio fare ad altri.

Sta riscuotendo successo?

Per me “successo” è sapere che qualcuno canta le tue canzoni o che qualcuno ti fermi per dirti che apprezza la tua musica. Quindi sì. Soldi, potere e rispetto non fanno per noi e per fortuna nemmeno cose come Sanremo. Provo imbarazzo anche solo nel vederlo in TV.

Qual è il brano di punta dei The Thing?

Il brano che dal vivo diverte di più in assoluto è HATE YOU. Non è una canzone d’amore ovviamente… Ho scritto altri pezzi che presto entreranno in scaletta live e che registreremo. Secondo me, il nostro brano di punta sarà uno di quelli.

M.P.