Cinema

Intervista a Gabriella Cordone Lisiero, traduttrice di Doctor WHO

Doctor who, una delle serie di fantascienza più amate dal pubblico internazionale sta tornando con la sua nuova stagione. In questa ottava serie del “New who”, iniziata su Rai4 la scorsa settimana, troveremo un nuovo Dottore (il talentuosissimo Peter Capaldi) che fronteggerà i nemici di sempre, come i Dalek e i Cybermen e nuove numerose insidie, tutto con l’aiuto della sua companion Clara Oswin Oswald.

Intervista a Gabriella Cordone Lisiero

Per l’occasione abbiamo avuto il piacere di intervistare Gabriella Cordone Lisiero, che ha lavorato alla traduzione e all’adattamento dei dialoghi.

I personaggi dell’ottava stagione

Gabriella, innanzitutto grazie per la disponibilità. Ci descriveresti in poche parole il tuo lavoro per DoctorWho?

Ho tradotto alcuni dei copioni e supervisionato l’adattamento di tutti. RAI4 voleva coinvolgere gli appassionati nel doppiaggio in concomitanza del lancio dell’ottava stagione. In occasione di un’intervista che ho fatto loro per l’Inside Star Trek Magazine, la rivista ufficiale di Star Trek, mi hanno chiesto se io e il mio gruppo di fan (i Doctor Who Hermits United) poteva dare una mano. Ovviamente ho accettato!

 

La serie è piena di riferimenti e termini legati alla cultura britannica o giochi da parole (mi viene in mente il “pudding brains” della puntata iniziale). Quanto è stato difficile far quadrare i dialoghi?

Mi permetto una precisazione: per doppiare una serie il primo passo è ovviamente tradurre le battute originali, ma non basta una “semplice traduzione”. Occorre fare un adattamento, che serve a far aderire il parlato italiano ai movimenti del volto e delle labbra di un’altra lingua. L’adattamento di Doctor Who non l’ho fatto io, perché non è la mia professione, è stato il bravissimo Nicola Bruno insieme al direttore di doppiaggio Fabrizio Manfredi, entrambi di Multimedia Network (la casa di doppiaggio che si occupa della serie dalla quarta stagione in poi). Proprio Nicola Bruno è l’inventore di molti termini, tra cui “budinocerebrati” che è l’adattamento di “pudding brains” citato nella domanda.
Io mi sono limitata a tradurre al meglio, indicando all’adattatore delle alternative per i giochi di parole più intraducibili. La scelta più importante che ho fatto io, e che è stata accettata, è stata quella di far usare il “voi” al dodicesimo Dottore. In originale Peter Capaldi parla con un marcato accento scozzese, ma non era pensabile dare al personaggio un accento in italiano (ci pensate vedere un Dottore che parla con accento sardo o pugliese o triestino?) perché sarebbe risultato comico. La presenza fisica un po’ agée di questa incarnazione mi ha fatto venire in mente un modo di parlare un po’ desueto, con l’uso del “voi” anziché del “lei”… cosa che tutti i lettori di fumetti bonelliani troveranno assolutamente normale!
Ci sono molti dettagli nei vari episodi di cui potrei dire, ma non vorrei essere prolissa. E poi sul gruppo Facebook dei Doctor Who Hermits United rispondo ai dubbi di chiunque voglia porre domande specifiche.

I 12 dottori in ordine (senza il war doctor)

 

Per lavorare a questa serie occorre una vastissima conoscenza della serie classica come di quella moderna. Tu da quanto tempo conosci il dottore e qual è stata l’incarnazione che hai apprezzato maggiormente?

Premetto che non sono affatto la super-esperta di Doctor Who che qualcuno pensa: in diverse occasioni per le traduzioni ho dato un’occhiata ai sottotitoli amatoriali fatti da Doctor-Who.it oltre a chiedere pareri e suggerimenti ai “miei Eremiti”. In ogni caso ho visto quasi tutte le serie cosiddette serie classiche e conosco tutte le incarnazioni. Non ho una preferenza particolare, perché il Dottore è uno solo e semplicemente veste volti differenti di volta in volta. Amo moltissimo Jon Pertwee, anche se il mio “podio” personale vede con la medaglia di bronzo David Tennant, l’argento a Peter Capaldi (del quale sono semplicemente entusiasta!) e al primo posto l’inarrivabile Tom Baker!

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Il T.A.R.D.I.S. e l’Enterprise in un crossover tra Star Trek e Doctor Who accaduto nei fumetti

 

Sappiamo che ti occupi anche di Star Trek. Se dovessi scegliere tra la passione per il Dottore o per l’equipaggio dell’U.S.S. Enterprise chi sceglieresti?

Per me è come paragonare mele e arance: si tratta di due mondi fantastici entrambi, ma non considero Doctor Who come fantascienza. Al contrario di molti appassionati, per me è un meraviglioso prodotto per famiglie con bambini pre-adolescenti che mostra la Storia più che la Scienza. Non sono neppure le uniche due mie “passioni” (Harry Potter e Star Wars sono le altre due!), ma posso senza dubbio dire che se fossi costretta a scegliere, sceglierei Star Trek.

Non solo è una saga che comunica ottimismo nel futuro e amore per le diversità (tutte le diversità!), ma ha anche rappresentato una colonna fondamentale della mia vita. Grazie a Star Trek ho incontrato mio marito Alberto (scomparso prematuramente a inizio 2013) e con lui ho fatto crescere il club ufficiale italiano: lo Star Trek Italian Club “Alberto Lisiero” .
È con Star Trek che sono entrata in contatto con il mondo del doppiaggio: lo STIC ha supervisionato tutti gli episodi (da The Next Generation in poi) e i film, e il lavoro che oggi ho fatto con Doctor Who l’avevo già fatto con la serie Enterprise, che tra l’altro è anche questa in onda su RAI4 proprio in questo periodo.

Gabriella Cordone Lisiero

Vedendo la tua biografia notiamo che, oltre che traduttrice, in passato sei sei anche stata sceneggiatrice per Sergio Bonelli. Qual è il tuo approccio alla scrittura creativa e a quali autori ti ispiri maggiormente?

Sono stata, in coppia con Alberto, sceneggiatrice fino al 1994. Il mio “ritorno” con la recente storia dedicata a Link è stata una tantum, grazie ad Antonio Serra che ha voluto coinvolgermi di nuovo. La scrittura dei fumetti è sempre stato un lavoro di squadra: Alberto era l’appassionato ed era lui ad avere la sensibilità del lettore, lui mi ha insegnato il “ritmo” di scrittura dei comics. Io ci mettevo la mia capacità di forgiare personaggi con poche battute e l’esperienza che mi aveva dato la scuola di drammaturgia.
Come ho detto prima amo Harry Potter, quindi non posso non citare la grandissima J.K. Rowling, ma i miei autori preferiti, e alla cui scrittura mi ispiro, sono Russell T Davies (che ha riportato “in vita” Doctor Who nel 2005), Michael Piller (grandissimo e indimenticato autore, tra le altre cose, dell’episodio che preferisco di Star Trek, “L’attacco dei Borg”), Gene Roddenberry (il “creatore” di Star Trek) e il Maestro della fantascienza (almeno per me!) Isaac Asimov.

 

Cosa speri per prossime stagioni di DoctorWho? Vedresti ancora Steven Moffat come showrunner o preferiresti in nuovo nome? E c’è qualche nemico o qualche compagno del dottore che vorresti rivedere?

Una piccola premessa è d’obbligo: io adoro le serie a trama verticale, ovvero quelle in cui ogni episodio si chiude su se stesso in cui è presente magari un labile fil rouge, mentre non apprezzo più di tanto i lunghi archi narrativi. Inoltre amo le trame semplici, lineari. Per questo in generale ho avuto molti problemi con Steven Moffat, che invece è il maestro delle bibbole bubbole temporali (come noi Eremiti chiamiamo il timey wimey!) e adora fuorviare lo spettatore lasciandolo spesso senza risposte. Ho apprezzato moltissimo il suo lavoro nell’ottava stagione, ma confesso che se Russell T Davies ricominciasse a scrivere per Doctor Who sarei felicissima. Però c’è un altro nome che vorrei che prendesse le redini della serie, se Moffat decidesse di passare il testimone: Gareth Roberts, autore tra l’altro di due episodi che ho adorato “Il coinquilino” e “Orario di chiusura”. Oppure Mark Gatiss, che considero un autore televisivo strepitoso!
Tra i “nemici” mi piacerebbe tanto rivedere la Rani (una Signora del Tempo delle serie classiche) mentre tra i compagni vorrei assolutamente rivedere Craig Owens, con Sophie e… Stormageddon!

http://www.blastr.com/sites/blastr/files/styles/blog_post_in_content_image/public/deep-breath-ew-mq.jpg?itok=Qa6u8iPB

Prima di chiudere non possiamo non parlare del doppiatore scelto per Peter Capaldi, Marco Mete che personalmente ammiro molto. Come è stato lavorare con lui?

“Lavorare con lui” è una frase un po’ esagerata! Magari potessi lavorare davvero al fianco di un maestro come lui, che oltre che doppiatore è anche adattatore e direttore di doppiaggio! Ho semplicemente assistito al suo doppiaggio del primo episodio dell’ottava stagione di Doctor Who, ma lo conoscevo da molto prima. Mete, tra le milioni di cose che ha fatto, è la voce dell’androide Data in The Next Generation e dunque la prima volta che Alberto ed io lo abbiamo incontrato è stato nel 1989 in occasione di quel doppiaggio. Inoltre ha partecipato diverse volte alle convention di Star Trek e indimenticabile è stato il suo incontro proprio con Brent Spiner. È una persona veramente affabile e disponibile, ma quando “entra in scena” diventa un mostro da palcoscenico! Vederlo doppiare Peter Capaldi è stato come assistere a una pièce teatrale: i doppiatori come lui non danno solo la voce, ma tutto il corpo! Replicano fedelmente quello che l’attore fa sullo schermo, respiri e movimenti compresi, seguendo le indicazioni del tecnico del suono, dell’assistente di studio e del direttore di doppiaggio, il cui ruolo è un po’ quello del “regista”. Insomma, è davvero come assistere a uno spettacolo.
Mi sento privilegiata ad aver potuto dare una mano a professionisti di questo calibro. Ringrazio la Multimedia Network e RAI4 per l’opportunità. Doctor Who è sempre stato trattato con i guanti, ma stavolta l’attenzione è stata davvero altissima e il risultato è, a mio parere, splendido!

Benissimo Gabriella! Ti ringraziamo ancora e ti facciamo i complimenti per l’adattamento della prima puntata! A tutti i fans italiani consigliamo di rimanere in contatto con STIC (www.stic.it) e con il sito degli Eremiti (www.doctorwhoitalia.it). Noi non on vediamo l’ora di vedere gli episodi a venire su Rai4!  Allons-y!

Michele Albera