Passeggiando per Torino…
Passeggiando con l’autore
Rocco Ballacchino, giallista torinese molto attivo, che ambienta i suoi noir proprio nel capoluogo piemontese, ha deciso di scrivere per noi il racconto di qualche itinerario cittadino. Suoi sono i libri: Crisantemi a ferragosto, Appello Mortale, Favola Nera (il Punto ed.), Trappola a Porta Nuova e le sette vite del Capitano (F.lli Frilli ed.)
Passeggiando per Torino
Tempo di percorrenza: 40 minuti a passo spedito, 60 con passeggino, 80 anziano con badante
Ti lasci alle spalle Porta Nuova e sfidi senza paure la “rassicurante” piazza Carlo Felice, ameno luogo turistico in cui saltuariamente viene ancora praticato il gioco delle tre carte a scapito dell’allocco di turno. Imbocchi quindi la centralissima via Roma con quei portici infiniti e quei negozietti accessibili a tutte le tasche, altrui…
Da Porta Nuova a Piazza Vittorio Veneto
Dopo alcuni isolati sei già nella celebre piazza CLN, da molti citata soprattutto per l’ambientazione di Profondo Rosso più che per la liberazione nazionale, luogo che ti lasci in fretta alle spalle perché il tuo sguardo è rapito da quel salotto a cielo aperto rispondente al nome di Piazza San Carlo, al centro della cui superficie troneggia il cavallo di bronzo dedicato a Emanuele Filiberto, a volte preso in ostaggio dai tifosi nelle serate di euforia pallonara.
Il bisogno di un caffè
Se nell’istante in cui passi in quel posto hai voglia di prenderti un caffè e, soprattutto, di offrirlo a qualche amico, un solo consiglio può esserti utile: prosegui!
Dopo che la tua compagna avrà dedicato tutta la sua attenzione alle scintillanti vetrine osservate in precedenza verrà il momento del riscatto per te uomo che proverai a intrufolarti nello store della Apple, attirando le lamentele femminili che culmineranno con un “sai pensare solo a quello” a cui risponderai con un mal celato ingrossamento del fegato.
L’arrivo in piazza Castello
Qualche minuto dopo sei in arrivato in piazza Castello.
Se provi, per una volta, a guardarla con l’occhio del turista e non del “torinese son sempre qui” non puoi non pensare che sia davvero bella e lo fai anche se non ti accorgi che hai perso di vista tuo figlio che, nel frattempo, si è tuffato dentro una di quelle fontane senza recinzioni che sì saranno tanto belle, ma se non hai il cambio dietro e tua moglie ha la luna storta possono trasformare il tuo pomeriggio in un inferno.
Ma non finisce qui…
Ti dirigi verso via Po e transiti inevitabilmente accanto al MacDonald con meno spazio tra il bancone per servirti e la porta di ingresso che ci sia al mondo, con l’ultimo della coda che, se volesse, potrebbe, mentre aspetta il suo turno, consumare un gelato da Grom.
Ma tiri dritto e finalmente sei nella via del fiume, sempre scortato da quei portici che non sembrano mai terminare.
Non manca troppo al traguardo e acceleri il passo, zigzagando tra gli studenti universitari che affollano quella zona e che, dopo la laurea, faticheranno a fare qualcosa di diverso.
Uno sguardo alla collina
Quando pensi che il meglio ci sia già stato, che nulla possa ancora emozionarti arrivi in piazza Vittorio Veneto, una sconfinata distesa di cemento, con la collina come fondale che sembra dipinta a mano con un bassorilievo che è la chiesa della Gran Madre.
Certo di strada ne hai fatta, di energie ne hai spese, di litigate ne hai inscenate, di cose non ne hai capite, ma sei lì e non ti resta che solo una cosa fare: alzare lo sguardo e, dopo aver respirato profondamente, sorridere.
l’italiano questo sconosciuto …
Questo “tu colloquiale” è davvero un pugno nello stomaco.